Risposte al volantino diffuso da VeriTAV per la manifestazione del 10 novembre 2018

1. Il ritiro dell’Italia dal progetto, che si ritiene troverà il consenso della Francia, in quanto sinora non ha stanziato un euro per i lavori futuri, non comporterà alcuna spesa né per indennizzi, che non esistono, né per appalti, che non sono ancora partiti, né per lavori di chiusura, eccetto 6 tappi di cemento sui 6 lavori geognostici nella roccia che sono stati fatti. Se si continua con la TAV, a gennaio occorrerà trovare i 249 milioni di euro che l’Italia deve versare nel 2019.

2. Tutte le somme spese sino ad ora riguardano studi e progetti. Neppure un euro è stato speso in Italia e Francia per i lavori del progetto definitivo. Ma, anche per questi, l’accordo trilaterale del Grant Agreement del 2016 prevede all’art. 16 la possibilità di rescissione senza alcun diritto di rivalsa da parte delle altre parti.

  • L’Italia, uscendo dalla Torino Lione non perde un finanziamento europeo perché LTF/TELT ha già perso 2/3 del finanziamento 2007-2014, cioè 450 milioni su 670, per ritardi amministrativi e nella migliore delle ipotesi perderà comunque i 2/3 del finanziamento 2015/2019 che scadrà il 31.12.2019.
  • Le gallerie geognostiche realizzate potranno essere chiuse con costi irrisori: basta fare un tappo di cemento, come è stato fatto per quella del Ciriegia, nel cuneese, realizzata nel 1970.
  • La linea attuale del Frejus ha gli stessi standard di sicurezza delle linee del Sempione e del Gottardo con uguali pendenze e raggi di curvatura ed una sagoma maggiore, frutto dei lavori realizzati negli anni 2001-2009 che permetterebbero ulteriori ampliamenti se la Francia non si fosse ritirata.

3. Non è vero che l’ Unione Europea finanzia la nuova Torino Lione al 40%: non c’è assolutamente alcun impegno scritto in tal senso, ed infatti nessuna delle delibere del CIPE sul finanziamento ha messo in conto un possibile contributo UE

4. L’Unione Europea ha generosamente finanziato gli studi e progetti, ma non esiste, assolutamente non esiste, alcun documento che prometta qualcosa per il futuro; ammesso che per il futuro esista ancora questo tipo di U.E. I soldi che vengono dalla U.E. non sono soldi di terzi ma una parte del contributo versato dallo stato italiano che Italia e Francia hanno chiesto di riavere per utilizzarli in queste opere di cemento anziché in aiuti a programmi economici vitali od innovativi

5.
a) I 9 km della tratta St.Martin–La Praz in Francia sono una galleria geognostica e come tale è finanziata dalla U.E.; se così non fosse sarebbe una truffa alla Unione Europea. La Francia ha ratificato gli accordi del 2014 e del 2015 ma non ha mai riservato in bilancio le somme necessarie previste negli accordi e va avanti a contributi annuali. I 25 Km di gallerie in roccia scavate sono ancora poca cosa rispetto ai 225 Km di tunnel attrezzato necessari da Saint Jean de Maurienne a Settimo Torinese.
b) Al momento i pretesi 2,5 miliardi necessari per gli appalti che si vorrebbero bandire, per opere che sarebbero essenzialmente in Francia, con personale francese, sono solo quelli stanziati dall’ Italia.
c) Il cantiere del tunnel di base del Gottardo dava lavoro a 700 persone. Con la spesa necessaria a costruire la Torino Lione si potrebbero creare 100.000/150.000 posti di lavoro in qualsiasi altro settore.

6. Le 2 ore di risparmio di tempo per i passeggeri AV (ma i progetti ufficiali parlano di 1 ora) sono un vantaggio trascurabile a fronte delle ore perse quotidianamente da milioni di pendolari.

7.
a) Le merci sono in calo su tutto l’arco alpino e particolarmente sui valichi italo francesi. Il traffico merci ai valichi autostradali del Frejus e del Montebianco è calato del 31% tra il 1998 ed il 2015, ultimo dato disponibile.
b) in Svizzera le merci viaggiano in quota maggioritaria per ferrovia semplicemente perché non hanno destinazione in Svizzera ed il Governo svizzero ha potuto vincolare e tassare a piacimento i TIR in transito tra Germania ed Italia.
c) Gli stessi progetti non sono mai andati oltre alla previsione di attirare in ferrovia più del 10 – 15% dei TIR che oggi viaggiano su strada, un valore addirittura inferiore al calo naturale. Il futuro dei trasporti è nei container messi su ferrovia al porto di sbarco, che permettono di minimizzare la tara e questo si può fare senza limiti sulla linea attuale. Non caricarli sul camion e poi caricare il camion sulla ferrovia.

Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte

Chi fosse interessato ad avere maggiori dettagli sulle varie questioni

può leggere le “150 ragioni contro la Torino Lione”

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