Essere Truc: passeggiata di Ecologia Profonda

Il ritrovo è alle ore 9,30 del 2 luglio alla Cappella di San Sebastiano e Grato di Rivalta di Torino: una trentina di partecipanti, alcuni che conoscono già bene il Truc Bandiera, ma per diversi è la prima volta. Un saluto e una breve presentazione della rassegna “Serre d’Estate” di Binaria/Filo d’Erba a Rivalta e dell’accompagnatore: Gabriele Volpato. Biologo, antropologo ambientale con interessi interdisciplinari che abbracciano l’ecologia umana, l’etnobiologia, la diversità bioculturale e le relazioni uomo-animale, una figura accademica sicuramente non convenzionale. Ha condotto ricerche in Sahara Occidentale e in Algeria fra i profughi e i nomadi Saharawi, studiando le loro pratiche di sussistenza e conoscenze etnobiologiche, nonché presso le comunità di pastori di lingua Maa della Laikipia e nella Rift Valley in Kenya.

La passeggiata di Ecologia Profonda vuole essere la scoperta dell’interconnessione e della trama della vita nella collina morenica rivaltese e dei suoi tre Truc: Bandiera, Monsagnasco e Castellazzo. Tra i tre è il Truc Bandiera che assume un significato emblematico di una nuova visione dell’utilizzo delle risorse ambientali in quanto è stato acquistato collettivamente a nome di Pro Natura Torino (nel 2015 da un centinaio di famiglie) proprio per essere custodito come bene comune. Il progetto di acquisto comune di terreni sulla collina morenica di Rivalta e anche di Rivoli continua e dopo il Truc Bandiera altri appezzamenti sono stati acquistati per un totale di circa 40.000 metri quadri.

L’anima del mondo,

la cura della casa comune

e l’Ecologia Profonda

Inizia la passeggiata con Gabriele che è all’inizio della fila. La maggior parte dei partecipanti non è a conoscenza di cosa si intende come “Ecologia Profonda”. C’è molta curiosità e sin dal primo momento i racconti di Gabriele, per i contenuti e la pacatezza delle sue continue narrazioni, conquistano tutti i presenti.

Negli ultimi trent’anni si è diffusa, sia in ambito scientifico sia nella società civile, una nuova visione del mondo, olistica, sistemica, unificante. Siamo di fronte a un cambiamento di metafora, al passaggio da un mondo inteso come una macchina a un mondo considerato come rete di connessioni, al diffondersi di un pensiero declinato in termini di relazioni e di contesto. Nel campo scientifico viene definito “pensiero sistemico”, fondamentale per la comprensione dei sistemi di qualsiasi tipo, siano essi gli organismi viventi, sistemi sociali o ecosistemi.

Un tale pensiero riconosce il mondo come un tutto integrato, piuttosto che come un insieme di elementi individuali, e al suo interno i principi di base dell’organizzazione diventano più importanti dell’analisi delle singole componenti del sistema: è impossibile separare qualsiasi fenomeno da tutti gli altri, e quindi scindere natura, società, mondo economico ed ecologia.

Gabriele ci parla della natura in maniera globale, della connessione fitta, quasi invisibile, ma di importanza vitale per noi e per il pianeta: “esiste una ragnatela di relazioni tra tutti i componenti di un organismo vivente, cosi come in un ecosistema esiste una rete di relazioni tra le piante, gli animali e i microrganismi, o tra le persone di una comunità umana. Una delle caratteristiche di queste reti viventi sta nel fatto che tutte le loro sostanze nutritive si diffondono tramite dei cicli. Ogni qual volta vediamo vita, vediamo anche delle reti; e ogni volta abbiamo di fronte delle reti viventi, assistiamo a dei cicli, queste tre idee (la configurazione a rete, il flusso di energia e i cicli delle sostanze nutritive) sono fondamentali per il nuovo concetto scientifico di vita”.

Nell’impostazione dell’Ecologia Profonda la nostra specie non è particolarmente privilegiata. Gli esseri viventi e gli ecosistemi, come tutti gli elementi del cosmo, hanno un valore in sé. Tutta la natura ha un valore intrinseco e unitario, cosi come ha un valore proprio ogni sua componente, formatasi in un processo di miliardi di anni. La specie umana è una di queste componenti, uno dei rami dell’albero della vita.

Una rete di connessioni quella dei filamenti e delle micorrize dei funghi che sicuramente ci sono sotto il bosco di castagni nel quale stiamo camminando.
Anche “noi” umani siamo una rete interconnessa di organismi con DNA diversi: sulla nostra pelle, all’interno della nostra bocca e delle vie respiratorie, ma soprattutto nell’intestino. Il complesso ecosistema di microorganismi svolge un ruolo fondamentale ed indispensabile per la nostra salute e la nostra sopravvivenza. E’ il concetto di “olobionte”, termine scientifico per indicare la convivenza costitutiva tra i microbi e noi stessi.

Intanto si cammina nel bosco e si scopre che la collaborazione della ghiandaia che prende le ghiande e quelle che non mangia le seppellisce nel bosco, ma siccome non nutre di buona memoria molte ghiande possono così germogliare.
Più avanti nel cammino una falena di color nero con puntini bianchi che vola tra di noi ha richiamato l’attenzione, perché fa parte degli insetti aposematici, colorazioni particolari che ingannano i predatori.
Anche il suono delle cicale desta curiosità, insetto che vive prevalentemente come larva per 10-12 anni, quindi si trasforma in cicala per deporre le uova e per difendersi dai predatori si depongono nello stesso periodo un numero così elevato di larve in modo tale che sicuramente qualche esemplare potrà nuovamente deporre.
Anche la felce, attira l’attenzione, pianta molto antica già presente 600 mila anni fa, non fa i fiori ma le spore e ha bisogno di acqua ed umidità ed è molto presente nel sottobosco.

Così sono oggetto di narrazioni i mucchietti di feci depositate su pietre invece che sul terreno, di come la serotina trasforma le innocue cavallette nelle temibili locuste, di come le vespe vasaie si fanno le dispense di ragnetti “paralizzati” per l’alimentazione delle larve.

Impossibile riportare i molti

racconti affascinanti per

un percorso, forse troppo breve       

Le condizioni in cui versa il nostro pianeta sono sempre più gravi. I cambiamenti climatici, i livelli di inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo, la perdita di biodiversità, l’acidificazione e l’innalzamento del livello degli oceani, le questioni che riguardano la produzione e l’uso dell’energia, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, la degradazione del suolo, le scorte d’acqua, i trasporti sostenibili, le complesse implicazioni della crescita della popolazione umana, le crisi alimentari, il perdurare di situazioni di povertà, malnutrizione, mortalità precoce, ingiustizia sociale in molte aree del mondo, sono solo alcuni aspetti che i soggetti umani sono chiamati a fronteggiare, in un tempo che vede messa sempre più a rischio la sopravvivenza del genere umano e dell’intero pianeta.

Nell’attuale periodo storico, non e più possibile nutrire dei dubbi sull’insostenibilità del nostro mondo: si potrebbe ancora tentare di ignorarla, ma non per molto tempo ancora.
L’Ecologia Profonda fa riferimento alla consapevolezza della drammaticità della situazione che il pianeta sta vivendo e il riconoscersi come parte di un unico essere vivente è un’urgenza in quest’era, ormai da molti definita come Antropocene, di crisi e devastazione. Può essere questa una strada per avviare quei cambiamenti personali e collettivi e per costruire nuovi modelli di sviluppo sociali, politici ed economici non più rinviabili.

Massimo Chiappone

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