I nostri soci ricordano certamente l’impegno durato 17 anni che ha visto uniti FAI, Italia nostra, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Torino e WWF Piemonte nel contrastare un progetto per la realizzazione di un grande parco a tema, con un albergo e tre centri commerciali in comune di Albiano d’Ivrea, in una zona prettamente agricola, denominata “Guadolungo” perchè qui spesso le acque della Dora Baltea esondano nei periodi di piogge intense.
E infatti nel progetto per alcuni edifici del complesso era prevista la costruzione su “palafitte” cioè piloni in cemento con il compito di lasciar scorrere le acque sotto gli edifici stessi.
Il titolo che abbiamo utilizzato ricalca quello apparso nella prima pagina de “La Sentinella del Canavese” di mercoledì 19 luglio 2017 e conferma una notizia che era nell’aria da parecchio tempo: infatti “Obiettivo ambiente”, che si è occupato regolarmente dell’evoluzione del progetto, nel marzo 2014 pubblicò un comunicato delle Associazioni precitate intitolato: “Fallito il progetto Mediapolis di Albiano”. Infatti in quel momento la società aveva un debito di 13 milioni di euro con una causa in corso in Tribunale, in quanto uno dei creditori, la Banca Leonardo, aveva chiesto di essere pagato per i prestiti effettuati.
In effetti sin dall’inizio i promotori del progetto fecero affidamento su un massiccio intervento finanziario delle Amministrazioni pubbliche, in particolare Regione Piemonte e Provincia di Torino, per passare alla fase realizzativa e per alcuni anni ciò apparve possibile, anche perchè le maggioranze al governo dei due Enti avevano deciso di sostenere con decisione quello che all’inizio si chiamò “Millennium canavese”.
La nostra attenzione al problema fu continua e la dimostra la mole di documenti che conserviamo in sede a disposizione di chi sia interessato a consultare il lungo iter di questa vicenda. Partecipammo, anche se solo in veste di “uditori”, alle varie riunioni delle Conferenze dei Servizi, in cui potemmo apprezzare la posizione sostenuta dai tecnici dei numerosi settori pubblici: nella stragrande maggioranza evidenziarono le criticità del progetto sotto i diversi aspetti, nonostante la parte politica continuasse a dimostrarsi favorevole.
A seguito delle osservazioni presentate il progetto subì una serie di modifiche, sempre attentamente valutate anche da noi per individuarne le criticità. Da parte nostra non mancarono azioni legali ai vari livelli, dal TAR Piemonte al Consiglio di Stato, con conseguenti spese ingenti supportate dalla convinzione di perseguire una causa giusta, e l’azione unitaria delle varie Associazioni dimostrò la validità di agire in modo coordinato e concorde per raggiungere un obiettivo comune.
Non riassumiamo i tanti motivi che ci fecero assumere una posizione contraria al progetto, in quanto i tanti articoli pubblicati su “Obiettivo ambiente” nel corso degli anni costituiscono una valida testimonianza di previsioni confermate dai fatti. Ancora una volta, senza false modestie, possiamo affermare “Noi l’avevamo detto”.
In piccolo questa vicenda ci ricorda quella ben più ampia e grave del TAV, ma la conclusione alla quale siamo giunti rafforza il nostro impegno per evitare ulteriori sprechi di risorse pubbliche per un’opera che si conferma “Non solo inutile, ma anche dannosa” come ebbe a scrivere Matteo Renzi, il quale poi nei fatti ha operato in senso diametralmente opposto
Ora i terreni su cui doveva sorgere Mediapolis saranno venduti all’asta, con un prezzo base di tre milioni e 500.000 euro e la prima udienza è fissata per il 27 settembre nel Palazzo di giustizia di Ivrea. Ricordiamo che, come citato nel nostro documento del marzo 2014, la società aveva stimato il valore dei terreni in 36 milioni e 500.000 euro, per fornire la sensazione di una stabilità finanziaria, quando in realtà la società non aveva altre attività e lo scopo per cui era nata e continuava a operare era solo quello di realizzare il progetto di Albiano.
Comunque la nostra attenzione deve rimanere alta, per sapere chi acquisterà i terreni ma soprattutto per capire la futura destinazione urbanistica di quei terreni. Da agricoli erano stati dichiarati edificabili in funzione di questo progetto che ora è fallito. Occorrerà lavorare per riottenere la destinazione a uso agricolo.