L’assessore Ferrero non ceda alle richieste del mondo venatorio

La Giunta Regionale del Piemonte ha approvato la scorsa settimana il calendario venatorio per la prossima stagione di caccia. In realtà, ci si aspettava che venisse prima approvata una nuova legge regionale in materia, dopo che la precedente Giunta aveva, nel 2012, abrogato la normativa pre-esistente all’unico e dichiarato scopo di impedire lo svolgimento del referendum regionale abrogativo. Non solo: la Regione Piemonte è anche inadempiente in quanto dispone di un Piano Faunistico Venatorio adottato dalla Giunta, ma non ancora approvato dal Consiglio Regionale. Tale situazione, a nostro parere, dovrebbe addirittura impedire l’esercizio della pratica venatoria.
Il calendario venatorio predisposto dall’Assessore Ferrero contiene alcuni aspetti di indubbio interesse: viene confermata anche per la prossima stagione la chiusura della caccia a lepre variabile e pernice bianca. Si tratta in realtà di atti dovuti, stante le condizioni molto critiche delle due specie, che però i predecessori dell’Assessore competente Giorgio Ferrero non avevano mai avuto il coraggio di adottare.
L’apertura della caccia, a parte quella che riguarda gli Ungulati, viene rimandata al 4 ottobre: una scelta da valutare positivamente, in quanto tutela sia le specie che si riproducono più tardivamente, che gli uccelli migratori, a quella data ormai in gran parte già in viaggio verso i paesi di svernamento. Anche la chiusura viene in parte anticipata rispetto agli anni precedenti, e pure in questo caso le specie più precoci nella riproduzione non possono che ringraziare.
Certamente, vi sono ancora moltissimi aspetti che devono essere migliorati: ad esempio l’elenco delle specie cacciabili rimane, pur se ridimensionato rispetto al passato, ancora troppo ampio e comprende specie per le quali una tutela assoluta e rigorosa sarebbe assolutamente auspicabile. Ci riferiamo, ad esempio, a fagiano di monte, coturnice, pernice rossa, starna, allodola, beccaccia, beccaccino, cesena, tordo bottaccio e tordo sassello, tutte specie in condizioni numeriche tutt’altro che rassicuranti e che la stessa Comunità
Europea ritiene a rischio e quindi meritevoli di attenta protezione. C’è poi il periodo per il prelievo degli ungulati: iniziare a sparare a camosci, caprioli e cervi dal 1 agosto ci sembra un’assurdità e, soprattutto, una enorme fonte di rischio per chi, durante il periodo di vacanza, decide di passeggiare per boschi e pascoli alpini.
Ovviamente, il calendario venatorio ha scatenato le ire delle Associazioni dei cacciatori, quelle che sono sempre pronte a parlare di “caccia ecologica” e di “cacciatore vero amante della natura e degli animali”, ma che poi strillano e si agitano come forsennati se solo si prova a ridurre anche solo di un capo la loro possibilità di sterminio. Evidentemente, la tutela di specie animali minacciate di estinzione, quanto meno a livello locale, è un argomento che non incontra nemmeno lontanamente l’interesse delle Associazioni venatorie. L’invito all’Assessore Ferrero è quello di non cedere, ma anzi proseguire nella sua meritevole azione di ridimensionamento della caccia e di sua reale subordinazione alle prioritarie esigenze di tutela dell’ambiente naturale e della fauna selvatica, nella certezza che anche l’opinione pubblica, notoriamente in larghissima maggioranza contraria alla caccia, apprezzerà tale operato.

Pro Natura, LAC, Legambiente, WWF, CAI-TAM, Mountain Wilderness, LAV, LIPU

(comunicato ufficiale in allegato)

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