Facciamo il punto sulla Torino-Lione

Il 31 dicembre 2013 si è concluso il periodo di sette anni oggetto del programma di finanziamento della rete di trasporto intereuropea TEN per il periodo 2007 – 2013, da cui è scaturito il finanziamento europeo alla Torino-Lione di 671 milioni di euro, quale contributo su una spesa di circa 2 miliardi e 115 milioni di euro a carico dello Stato italiano e francese.

Anche se la Commissione Europea, con atto benevolo, ha concesso una proroga dei termini di due anni, rimodulando il cronoprogramma, Pro Natura Piemonte ritiene utile fare una valutazione del lavoro eseguito da LTF (Lyon Turin Ferroviaire), Commissione Inter Governativa (CIG) e Commissario del Governo, quest’ultimo anche come presidente della C.I.G. e dell’Osservatorio della Torino-Lione.

Al 31 dicembre 2013 LTF è riuscita a spendere nei 7 anni (2007 – 2013) circa 300 milioni, con il margine d’incertezza dovuto al fatto che l’Unione Europea non ha ancora comunicato i saldi degli ultimi due anni, ma ha solo fornito indicazioni di massima. In pratica LTF, con l’apporto degli Enti e dei responsabili sopra citati, è riuscita a fare realmente solo il 15% (anziché il 100%) degli interventi per i quali i due Stati si erano impegnati.

Nella tabella allegata abbiamo fatto riferimento alle date del cronoprogramma conseguente all’atto di contributo europeo firmato da Italia, Francia e Unione Europea il 5 dicembre 2008; questo riferimento ci sembra corretto, considerato che le successive rimodulazioni sono correzioni in negativo del programma originario in base al quale è stato concesso il finanziamento.

Risulta quindi che su 14 “tappe” e azioni individuate, il ritardo medio al 31 dicembre 2013 è di 34 mesi, su un periodo di 7 anni, equivalente al 40%. Poco o nulla di questo è dovuto all’azione fisica dei “No TAV” che, con la loro presenza, hanno spostato di alcuni giorni il termine di un paio di azioni, certamente non di alcuni mesi. Le responsabilità e le inefficienze sono quindi nel sistema, anzi nel progetto della Torino-Lione, ed è su questi aspetti che chiediamo una riflessione al nuovo Governo.

Pro Natura Piemonte chiede una riflessione anche alla Magistratura. La documentazione inviata dalla Unione Europea dimostra che il meccanismo di adeguamento e di revisione del contributo comunitario è profondamente diverso da quello diffuso tramite i vari organi d’informazione. La galleria geognostica della Maddalena di Chiomonte non è un’opera strategica perchè rappresenta solo il 7% del programma e delle relative inefficienze del settennato appena trascorso.

Pertanto Pro Natura Piemonte ritiene che la Magistratura debba porre attenzione anche al restante 93% del programma. In particolare ricordiamo che i ritardi verificatisi alla Maddalena di Chiomonte nel 2011 sono dovuti a problemi tecnici, finanziari e autorizzativi legati alla procedura di riaffidamento dell’incarico alla CMC, non alla presenza dei “No TAV” autorizzata dal comune di Chiomonte; se tale riaffidamento non fosse stato effettuato, pur con una discussa soluzione sancita con la firma del 20 dicembre 2011, si sarebbe dovuta indire una nuova gara di appalto con ulteriori enormi ritardi.

Pro Natura Piemonte evidenzia che il tunnel geognostico della Maddalena, secondo quanto risulta dai primi 14 mesi di scavo con metodo tradizionale e con la “talpa” TBM, verrà completato non prima del 2025, data prevista nel progetto complessivo come termine dell’intera opera. Tuttavia si deve ricordare che l’abolizione del tunnel della Maddalena avrebbe comportato, a fronte di una spesa per lo Stato italiano di 80 milioni di euro, un mancato finanziamento europeo di 40 milioni di euro, cifra inferiore ai costi derivanti dal massiccio impiego delle Forze dell’ordine nei primi due anni, con i disagi e le tensioni causati a tutti, compresi gli agenti stessi.

Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte

 

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