Area ex Nebiolo Westinghouse – Osservazioni di Pro Natura Torino

Pubblichiamo di seguito le osservazioni presentate da Pro Natura Torino in merito alle previste trasformazioni nell’area ex Nebiolo e Westinghouse, rientranti nel Programma Integrato Spina 2.

Premessa. L’area in questione, rientrante nell’Accordo di Programma siglato nel 1998 per l’attuazione del Programma Integrato relativo all’Ambito 18/1 Spina 2 – PR.IN., oggetto già di due diverse Varianti tra il 2003 ed il 2011, oltre ad un’altra variante non attuata legata ai Giochi  Olimpici  Invernali  del  2006,  rientra  in  una  Zona  Urbana  di  Trasformazione di carattere strategico per la città di Torino, per la sua contiguità con l’asse della Spina Centrale e con le trasformazioni già attuate lungo di esso, e per il suo ruolo di raccordo tra la città storica ed un quartiere già operaio e industriale come Borgo San Paolo, caratterizzato da un tessuto urbano assai denso e da un forte carico abitativo.

Le preesistenti attività industriali di grande rilievo, come la Nebiolo e la Westinghouse, cessata la loro attività, hanno lasciato alla Città vasti spazi in cessione, dopo gli interventi di edilizia  residenziale  realizzati  tra  corso  Ferrucci  e  via  Pier  Carlo  Boggio  (oggi  via Borsellino), mentre in precedenza erano avvenute cospicue trasformazioni in aree contigue, con la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia e la demolizione dell’antico Macello e delle caserme attestate a Nord di corso Vittorio Emanuele II. Le scelte della Città si sono poi orientate verso la realizzazione di una sorta di nuovo centro direzionale affacciato su corso Inghilterra e sulla nuova Stazione di Porta Susa, la costruzione del grattacielo di Intesa San Paolo e la futura realizzazione della “torre gemella” a fronte di questo.

Trattandosi di un’area di valenza strategica, che ha visto sull’asse della Spina il raddoppio del Politecnico, lo sforzo di recupero e valorizzazione delle O.G.R., e del complesso delle Carceri Nuove in parte destinate a sede museale nonché l’accordo per la realizzazione dell’Energy Center, la destinazione di questa porzione ancora libera di Spina 2 va progettata con particolare attenzione per il ruolo che essa può svolgere nel completamento del Programma Integrato, e per la sussistenza di alcuni fabbricati superstiti di rilevante interesse architettonico e oggetto di provvedimenti di tutela ministeriale proposti da parte della locale Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici.

La scelta dell’Amministrazione Comunale effettuata col concorso indetto nel 2001, e poi entrata in stallo per mancanza di risorse, fino al suo definitivo affossamento nel 2011, mirava a realizzare in quest’ambito un nuovo Centro Culturale attorno al progetto della nuova sede della Biblioteca Civica Centrale con altre funzioni con essa collegate, e sembrava aver stabilito la vocazione dell’area, mirando a farne una nuova “Centralità Urbana”. Pur in una situazione finanziaria profondamente mutata, con le note criticità di bilancio delle maggiori amministrazioni comunali italiane, tale scelta avrebbe potuto oggi essere confermata, pur attuandola per fasi e in tempi più lunghi.

Per contro la scelta, maturata nei primi mesi del 2011, di cedere queste cospicue aree strategiche di proprietà comunale ad un soggetto finanziario e immobiliare presentatosi alla Città con ipotesi di tutt’altra natura, attraverso una proposta venuta ulteriormente rifinendosi tra il 2012 e il 2013, ha condotto l’Amministrazione Comunale di Torino ad accogliere una ipotesi di trasformazione di tutta l’area incentrata sulla costruzione di un Centro Congressi dalla capienza minima di 5.000 posti, affiancata da una “torre albergo” e da altre funzioni prevalentemente destinate ad ASPI, fino a far emergere l’ipotesi di un vasto centro commerciale. Funzioni queste ultime non definite chiaramente nella proposta di Variante, ma notoriamente adombrate nell’ipotesi di trasformazione, al fine di garantire un ritorno economico  agli  investitori. Venivano  così  accolte  dalla  Città  alcune  “manifestazioni  di interesse”, ed illustrate ipotesi progettuali, comportanti la richiesta di ampliamento del perimetro dell’area di trasformazione, e si proponeva una variante urbanistica all’Accordo di Programma già modificato nel 2011 per la realizzazione dell’Energy Center.

In data 17.10.2013 partiva l’avvio di procedimento, con pubblicazione sul BUR n. 42, su richiesta del Comune di Torino, per la modifica dell’Accordo di Programma relativo all’Ambito Spina 2, relativamente all’Area di Intervento 4, seguito dall’avvio del procedimento di verifica di assoggettabilità alla VAS. Il Consiglio Comunale di Torino ha poi approvato, anteriormente alla chiusura della modifica all’Accordo di Programma, nello scorso mese di novembre, la costituzione del Diritto di Superficie di 90 anni per l’Area 4A del PR.IN., da un minimo di 34.000 mq. di SLP fino a un massimo di 40.000, con relative stime patrimoniali, finalizzata alla realizzazione di un Centro Congressi e ad altri interventi, allargando notevolmente il perimetro rispetto alle prime ipotesi formulate nel 2011. Con lo stesso atto il Consiglio Comunale approvava anche le Linee Guida per la predisposizione di un Bando Pubblico, pubblicato poi effettivamente in data 29 novembre 2013, con scadenza 30 dicembre 2013.

 

OSSERVAZIONI

 

1. Anomalie di  metodo.  Innanzitutto  occorre  rilevare  alcune  incongruenze di  metodo: appare quanto meno prematuro che la pubblicazione del Bando suddetto da parte della Città di Torino, e la valutazione patrimoniale ad esso collegata, si verifichino prima della conclusione della Proposta di Modifica all’Accordo di Programma vigente relativamente all’area  di  intervento 4,  dal  quale  soltanto può  derivare l’accoglimento eventuale  delle proposte di soggetti operanti sul mercato, interessati alla trasformazione dell’area, proposte che devono essere coerenti con le destinazioni urbanistiche fissate dall’Accordo di Programma, rientrare nell’interesse pubblico, ed economicamente congrue. La stima dei Diritti di Superficie da cedere deve essere strettamente correlata con le destinazioni urbanistiche.

 

2. La modifica del perimetro. L’Unità di Intervento 4 viene suddivisa in due distinte aree denominate  4A e  4B.  Nell’area  4A il  perimetro  viene  esteso  al  giardino Artiglieri  da Montagna, ma nella proposta di Variante non è in alcun modo motivata l’opportunità e la necessità di ampliare l’area di intervento 4A all’ambito del giardino suddetto, situato tra la manica Est della Caserma Lamarmora, già antico Mercato del Bestiame, via Borsellino e corso Vittorio Emanuele; la sua superficie dovrebbe ammontare a circa 20.000 mq., mentre la superficie complessiva della parte che si affaccia su corso Vittorio Emanuele è di oltre

40.000 mq., includendo gli impianti sportivi realizzati in anni recenti. Tale ampliamento è stato richiesto dagli operatori che hanno palesato le loro “manifestazioni di interesse”, ma la proposta della Città di ampliamento del perimetro deve essere adeguatamente motivata, anche perché contribuisce ad incrementare artificialmente la SLP complessiva, facendone generare una quota da un’area consolidata di verde urbano, ovvero da un’area a servizi di proprietà comunale che non dovrebbe generare una SLP aggiuntiva.

 

3. Il computo della SLP dell’ambito 4A. Si rileva la mancata chiarezza circa il computo della SLP complessiva, calcolata in mq. che variano a seconda dei documenti pubblicati da 34.000 a 40.000, derivanti forse dalla inclusione di una porzione dell’area B prevista per l’Energy Center e dal giardino Artiglieri da Montagna, con elementi contraddittori tra la proposta di Variante e la pubblicazione del Bando di carattere patrimoniale. La modifica all’Accordo di Programma approvata nel 2011 attribuiva precedentemente ad ognuna di queste porzioni, 4A e 4B, 25.000mq. di SLP. Andrebbero pertanto chiariti questi elementi di indeterminatezza. La proposta di variante registra per la porzione 4A una SLP max. di

40.000 mq., di cui 30.000 destinati ad attrezzature di interesse generale (Centro Congressi e Attività Ricettive fino a 8.000 mq., e ASPI fino a 10.000 mq.), individuandone subito la dimensione massima.

 

4. Il Centro Congressi e il fabbisogno di servizi. Nella documentazione allegata, Tavola 3d, Destinazioni d’uso in progetto ed individuazione delle unità di intervento, tutta l’area perimetrata oggetto della proposta di variante viene rappresentata graficamente come “Area per servizi art. 21, 22 e ASPI”, ai sensi della Legge 56 e s.m.i., ovvero destinata a “Standard urbanistici e servizi sociali ed attrezzature a livello comunale”, e “Servizi sociali ed attrezzature di interesse generale”. A sua volta il PRGC di Torino, art. 9.15 delle NUEA, tra le zone normative indica dettagliatamente le diverse tipologie di servizi zonali a livello comunale e di attrezzature di interesse generale. Mentre un Centro Congressi può rientrare tra le Attrezzature di Interesse Generale se oggetto di una specifica Convenzione da stipulare con la Città, secondo l’art. 19 delle NUEA del PRGC, esso pare difficilmente inseribile tra gli  standard urbanistici della  L.R.  56,  art.  22,  in  cui  si  fa  riferimento  ad  “attrezzature pubbliche di interesse generale” a seguito di accordi territoriali che ne sanciscano la validità sovracomunale. Certamente la quota di SLP destinata a tali attrezzature non può contribuire a nostro parere al soddisfacimento del fabbisogno standard di servizi pubblici di interesse comunale, relativamente all’ambito del PR.IN. Pertanto rimane indefinito l’effettivo soddisfacimento di servizi pubblici zonali, che si limitano di fatto all’esistente giardino Artiglieri da Montagna, e alle aree per le connessioni interne delle diverse funzioni previste. Le aree a servizi richieste nel PRIN, con un fabbisogno di 91.803 mq. complessivi, non possono certo essere soddisfatte dalla realizzazione di un Centro Congressi.

 

5. Il Giardino Artiglieri da Montagna. Come già detto esso è la porzione superstite del più vasto giardino che si affaccia su corso Vittorio Emanuele II tra via Borsellino e corso Ferrucci,  in  parte  notevole  già  compromesso  da  un  grosso  impianto  sportivo,  ed  è  al momento l’unica porzione di verde in piena terra esistente nel PR.IN. Su di esso si affaccia una porzione tutelata della ex-Caserma Lamarmora, e al contorno si situano l’alberata storica tutelata di corso Vittorio Emanuele II, l’alberata di via Borsellino fino a via Nino Bixio, mentre sono stati compromessi altri filari alberati con la costruzione degli attuali impianti sportivi. E’ pertanto necessario ed opportuno che tale giardino venga salvaguardato, laddove invece la proposta di Variante si limita a salvaguardarne in piena terra soltanto il 50%, mentre pari porzione sembra candidata a trasformarsi in verde su soletta, al servizio di strutture ipogee non definite, presumibilmente un parcheggio interrato multipiano o altre strutture di servizio. In primo luogo occorre precisare che “nelle aree per servizi destinate a verde deve essere garantita una quota minima pari al 60% per la realizzazione del verde in piena terra (non su soletta)”, come indicato dall’art.7 comma 14 delle NUEA, prescrizione ripresa anche nell’art. 19 comma 9 delle NUEA, ove si specifica che nelle aree che il piano destina a verde pubblico la realizzazione di parcheggi in sottosuolo è ammessa”, e “deve garantire una quota minima pari al 60% per la realizzazione del verde in piena terra (non su soletta)”, mentre il riporto di terra deve garantire quanto meno una profondità di m. 1,50. Per contro nelle prescrizioni della Direzione Verde Pubblico (Allegato n. 3 al Disciplinare d’Asta pubblicato dalla Città) si dichiara soltanto che “è preferita una soluzione progettuale che contempli il trattamento a verde sulle solette di copertura”, lasciando quindi ampi margini di discrezionalità agli operatori. Le uniche alberate che vengono indicate come oggetto di rispetto sono quelle di corso Vittorio Emanuele II e di via Borsellino, mentre i 160 alberi di alto  fusto esistenti nel  giardino possono essere  tranquillamente espiantati, trapiantati, o sostituiti con alberi di ridotte dimensioni e interventi “compensativi”. Per quanto riguarda il richiamo nel Disciplinare d’Asta all’art. 21 del Regolamento di tutela del Verde della Città di Torino, comma 11, sottolineiamo che esso impone l’obbligo di destinare il 20% per il verde in piena terra in corrispondenza di interventi edilizi significativi di nuovo impianto, precisando pure che una quota di verde orizzontale può essere compensata, in mancanza di alternative, con “verde pensile” e facciate verdi di scarsa fruibilità. Questo ulteriore 20% in piena terra prescritto dovrebbe eventualmente implementare le quote di verde già esistenti in caso di realizzazione di un grosso volume edificato come il Centro Congressi e attività collegate, mentre nella proposta di variante si viene al contrario ad intaccare un giardino consolidato di intensa fruizione, anche se parzialmente compromesso da occupazioni temporanee che ne limitano l’utilizzo. Si richiede pertanto di mantenere nella sua integrità il Giardino Artiglieri  da  Montagna,  con  la  previsione  dei  soli  interventi  di  risanamento migliorativo, unitamente alle alberate che vi si affacciano, e di realizzare eventuali parcheggi interrati, sia pubblici che pertinenziali al servizio delle attività previste, soltanto sotto sedimi stradali esistenti, come quelli di via Nino Bixio e della stessa via Borsellino, senza intaccare aree verdi consolidate.

 

6. La dotazione di verde. Per quanto riguarda tutto il Programma Integrato di Spina 2, ricordiamo che, in base all’art. 21 della LUR 56, la dotazione per abitante di “spazi pubblici a parco, il gioco e lo sport” deve essere pari a 12,50 mq. per abitante, e pertanto l’attuazione di tale standard deve essere oggetto di verifica all’interno di tutta quest’area di trasformazione. Potrebbe essere presa in considerazione una dotazione di tale standard in misura ridotta qualora in prossimità vi fossero aree alternative, in grado di coprire tale fabbisogno. Ma, come è noto, la Circoscrizione 3 è una delle più carenti di aree verdi, con una dotazione pro capite ridottissima che veniva riconosciuta ancora nel 1983 dagli studi sul Sistema del Verde elaborati all’epoca per il Progetto Preliminare del PRG, e tale dotazione da allora non ha avuto incrementi significativi, ma semmai ulteriore contrazione. Anche lontane promesse di ampliare il parco Ruffini sull’asse di corso Brunelleschi, fortemente volute dalla Circoscrizione 3 nelle passate amministrazioni, sono state frustrate dall’ampliamento del C.I.E.,con l’abbattimento di interi filari alberati. E’ quindi opportuno, oltre al mantenimento del giardino Artiglieri da Montagna, individuare eventualmente nel PR.IN. altre aree verdi minori, con carattere di “prossimità”, in grado di soddisfare tale bisogno, considerato che l’attuazione del PR.IN. è partita con la realizzazione di complessi di edilizia residenziale calcolati circa in 450 alloggi. Mentre il progetto della Biblioteca Civica Centrale prevedeva un ampliamento delle dotazioni di verde a Nord del polo culturale, ora si propone di andare a consumare l’unica area verde consolidata. Si ricorda inoltre la chiusura del giardino Grosa, accanto al grattacielo Intesa San Paolo, realizzato su soletta sopra il parcheggio del Palazzo di Giustizia, che dovrà essere demolito e ricostruito privando a lungo i cittadini anche di questa limitata porzione di verde urbano, le cui funzioni saranno “traslocate” nel giardino Artiglieri da Montagna.

 

7. Il paesaggio urbano e le preesistenze architettoniche. Attualmente valgono le indicazioni e le prescrizioni facenti parte del PR.IN., e le soluzioni progettuali per il Lotto 4A sono demandate alla presentazione di uno Strumento Urbanistico Esecutivo che sarà presentato in una fase successiva. Stupiscono quindi alcune ipotesi progettuali circolate all’inizio dell’estate 2013 che sembrano anticipare l’attuazione di interventi che dovranno essere oggetto di opportune verifiche al momento opportuno, prospettanti oltre al Centro Congressi anche una “torre albergo” ed un Centro Commerciale. Opportunamente poi è stata inserita nella proposta di Variante nel Disciplinare di Gara allegato al Bando la possibilità di inserire per la quota del 10% destinato ad ASPI soltanto esercizi di vicinato fino a 250 mq. di superficie  di  vendita,  anche  se  si  lascia  aperta  la  possibilità  di  inserire  Medie-Grandi Strutture   di   Vendita   di   tipologia   L1   attualmente   non   ammesse,   chiedendone   il riconoscimento eventuale in futuro. In proposito è utile ricordare che il quartiere di Borgo San Paolo ha già un’elevata densità di esercizi commerciali ed attività mercatali che fanno ritenere  pleonastica  tale  ipotesi,  fatta  tuttavia  balenare  agli  operatori.  Considerazioni analoghe si possono fare per l’inserimento di attività ricettive pari a mq. 8.000 di SLP. Nella Torre UMI 2 a fronte del grattacielo Intesa-San Paolo (UMI 1), in posizione molto più baricentrica per Spina 2, è previsto il 90% di Terziario e il 10% di ASPI, e da tempo è stata prospettata la possibilità di inserire soprattutto attività ricettive data la prossimità con la Stazione di Porta Susa. L’Ambito 4A del quale si prospetta la cessione, pur presentandosi per larga parte come una sorta di “vuoto urbano”, si pone in contiguità con l’edificio delle OGR, a fianco delle “Carceri Nuove”, esempio di complesso carcerario ottocentesco frutto di un concorso nazionale di progettazione sviluppatosi a cavallo dell’ Unità d’Italia, ospita al suo interno l’edificio superstite della ex-Nebiolo dichiarato da tempo di notevole interesse architettonico, e si pone in continuità con le maniche lunghe della ex-Caserma Lamarmora, già Foro Boario, prospettanti su via Nino Bixio ed il giardino retrostante. Si condividono pertanto gli indirizzi espressi in data 21 novembre 2013 dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, e fatti propri dalla Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali, oggetto del provvedimento di tutela n. 686 del 17.12.2013, laddove si sottolinea la necessità “di  una valorizzazione dell’originario rapporto fra  l’edificio e  gli  spazi  liberi antistanti… organizzati in un sistema di percorsi e di viali d’accesso… Tali elementi… non possono venire penalizzati dall’accostamento con forme e volumi che neghino la semplice e distesa organizzazione degli spazi che caratterizzavano l’area”.

 

8. I volumi edificati. Sulla base di tali considerazioni si propone pertanto che la SLP complessiva relativa all’Ambito 4A venga ricondotta al computo originario di 25.000 mq. di SLP, al fine di evitare un incongruo sviluppo volumetrico degli edifici ipotizzati e contenendone soprattutto l’altezza massima, senza prospettare ulteriori deroghe alle altezze già previste, al fine di evitare effetti di “compressione” delle preesistenze architettoniche, che rischiano di essere totalmente oscurate dai nuovi edifici. La stessa pregevole palazzina della ex-Nebiolo, che si affaccia su via Borsellino e che è l’ultima testimonianza di una grande azienda all’avanguardia nel campo dell’industria tipografica internazionale fino all’ultimo dopoguerra, rischia di essere inglobata entro volumi incongrui e privi di qualsiasi armonia. Anche se la proposta di variante rimanda le soluzioni progettuali alla fase di presentazione di Strumenti Urbanistici Esecutivi, ci sembra opportuno prevenire interventi futuri che compromettano il paesaggio urbano di tutto l’ambito in questione.

 

9. Parcheggi interrati, viabilità di accesso all’ambito, e bonifiche ambientali. Il tema dell’accessibilità  si  presenta  come  assai  critico,  poiché  l’incrocio  tra  corso 

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