Ritorna la ruota panoramica al Valentino?

Come nella psicanalisi, il “rimosso” sembra sempre destinato a ritornare. Così è con la Ruota Panoramica al Parco del Valentino denominata “Turin Eye”, la cui vicenda nasce nel maggio del 2011, con una delibera dell’allora Assessore allo Sport Sbriglio, e che con alterne vicende, pareri discordanti, animate discussioni, appelli e lettere aperte da parte di Pro Natura Torino e di altre associazioni ambientaliste contrarie alla sua collocazione al Valentino, si è trascinata fino al 2015. In tale anno sembrava che ne fosse imminente l’installazione nel piazzale del monumento ad Amedeo d’Aosta, con tanto di Ordinanza datata 26 marzo 2015, bloccata poi, una volta riconosciuta la necessità di lavori di scavo e di ancoraggio al suolo, per ovvie ragioni di sicurezza.

L’altezza della Ruota era passata nel frattempo da 70 a 45 metri, e ne veniva proposta l’installazione attraverso una “occupazione temporanea” di suolo pubblico, come un qualsiasi “spettacolo viaggiante”. La nostra contrarietà nasceva da preoccupazioni per gli aspetti paesaggistici, per il traffico indotto che ne derivava, e per il progressivo snaturamento di un parco storico oggetto di un Decreto Ministeriale di Tutela del 14 aprile 1948 che lo riconosceva nella sua totalità come di rilevante interesse pubblico, confluito poi nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, e inserito del Piano Paesaggistico Regionale, adottato nel 2009.

Ancor più ci sembrava incongrua l’autorizzazione come installazione “temporanea”, quasi fosse una qualsiasi “giostrina”, in capo al Settore Sport e Tempo Libero, sapendo poi che le procedure usuali concedono ripetute proroghe, finché ciò che è temporaneo diventa permanente.

Ora sembra che la storia riparta dal punto in cui si era fermata nel 2015, ovvero con la Ruota ripresentata come installazione temporanea, in attesa di emigrare verso altri lidi (parco di Italia ’61). A questo punto non possiamo fare a meno di tornare a trattare ancora una volta l’argomento in modo meno superficiale, anziché considerare la Ruota come uno dei tanti “spettacoli viaggianti”, collocabile ovunque, su richiesta di privati operatori (la Società “Wonder Wheel”). Pensiamo che la procedura vada completamente rovesciata: se la Città ritiene tale “attrazione” interessante, ne esamina le possibili collocazioni, le diverse opportunità, le compatibilità paesaggistiche e viabilistiche, e invita a formulare proposte con procedure di evidenza pubblica, anziché cercare di “compatibilizzare” le proposte di un privato operatore nascondendosi dietro i pareri dei vari Uffici Tecnici con procedure burocratiche. Il mancato approfondimento rischia non solo di provocare gravi danni, ma di autorizzare un oggetto che diventerebbe a quel punto “itinerante”, oltre che manifestamente ingombrante.

Tutto ciò rimanda alla necessità di una riflessione più ampia sul Parco del Valentino e su tutti i parchi cittadini, sulle loro specificità e diverse vocazioni. Un parco storico non può essere trattato come un’area fieristica, come fosse una piazza qualsiasi, da destinare ad attività espositive anche di carattere commerciale. Gli usi contingenti e le autorizzazioni “temporanee” rischiano di snaturarlo del tutto, così come le auto dilaganti in sosta autorizzata o abusiva.

Il Salone dell’Auto, ormai alla sua Terza Edizione, lo snatura totalmente, e la Ruota sembra confermarne la trasformazione in un Luna Park permanente. Eppure i tanti edifici storici presenti, il Castello del Valentino (inserito dall’Unesco nel sistema delle Regge Sabaude), l’affaccio sul Po e sulla collina meriterebbero rispetto e attenzione, anche dal punto di vista turistico. Ci appelliamo ancora una volta ad una maggior riflessione su tutti questi aspetti, a maggior ragione mentre lo scorso 13 marzo è stata siglata l’intesa tra la Regione Piemonte e il Ministero dei Beni Culturali per l’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, ora in regime di salvaguardia.

Emilio Soave, vicepresidente Pro Natura Torino e referente per l’urbanistica

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