L’emergenza sanitaria causata da Covid-19 ha segnato un momento di cesura netta nella nostra quotidianità. Durante il periodo di quarantena forzata, da più parti è cresciuta la consapevolezza che, passato il periodo di crisi, nulla sarebbe stato come prima. Da qui l’esigenza di ripartire su nuove basi, come ci ha detto chiaramente l’Europa e lo stesso Governo, sottolineando la necessità di una riconversione ecologica in tutti i settori e assicurando la disponibilità di ingenti finanziamenti per supportare la fase di transizione.
Oggi dunque cade la motivazione, sentita troppe volte, della cronica mancanza di fondi che non avrebbe consentito di mettere in atto progetti di ampio respiro. Anzi, oggi è vero esattamente il contrario. Occorre una progettualità forte per accedere ai fondi messi a disposizione dall’Esecutivo e dall’UE.
Tutto ciò è naturalmente valido anche per il settore della mobilità, strategico per impostare un reale cambiamento dell’area urbana e metropolitana. Nelle settimane di blocco del traffico, durante la quarantena, abbiamo avuto modo di apprezzare uno straordinario cambiamento nella qualità dell’aria della città. Sono bastati pochi giorni senza auto per tornare a respirare un’aria incredibilmente pulita, finalmente libera dalla cappa di smog che ci opprime da decenni.
All’opposto, appena le auto hanno ripreso a circolare, la qualità dell’aria è immediatamente peggiorata, anche se i riscaldamenti erano ormai spenti e la produzione industriale minima. Questa evidenza empirica sbriciola ogni alibi e rende palese il fatto che la principale causa dell’inquinamento cittadino sono le automobili con il motore a scoppio.
Diventa dunque imperativo limitare tale forma di mobilità, fonte di inquinamento e di problemi sanitari rilevanti. Le polveri sottili e gli inquinanti emessi dai veicoli con motore a scoppio sono alla base di molteplici patologie. Inoltre, diversi studi epidemiologici hanno messo in relazione la forte presenza di particolato fine con una maggiore carica virale nella fase del picco epidemico.
La necessità è dunque quella di potenziare il Trasporto Pubblico, in modo da farlo diventare un’alternativa pienamente fruibile e preferibile rispetto alla mobilità individuale. E per fare ciò, occorre un piano strategico e organico che coinvolga tutta l’area metropolitana, intercettando sia i flussi radiali diretti dalla provincia alla città, sia quelli concentrati nell’area urbana, consentendo agli utenti di viaggiare in modo più comodo, veloce, economico ed ecologico.
In quest’ottica si pone il Piano per la Mobilità Metropolitana proposto da Pro Natura, che si basa su una forte e ben integrata ossatura su rotaia, sulla quale vanno ad innervarsi le linee di adduzione metropolitane e la rete di superficie urbana, alle quali potranno poi essere affiancate le altre forme di mobilità attiva e micromobilità.
A fronte di quanto sopra esposto, Pro Natura Torino e Pro Natura Piemonte chiedono alle Amministrazioni preposte, segnatamente la Città Metropolitana, tutti i Comuni coinvolti e la Regione Piemonte, di
- Conoscere lo stato di avanzamento dei PUMS, al cui completamento sono legati i finanziamenti del Ministero dell’Ambiente.
- Illustrare pubblicamente le linee strategiche su cui si vuole basare nel PUMS la futura Mobilità Metropolitana, dando possibilità di interlocuzione alle associazioni e ai cittadini, in modo che possano illustrare proposte e osservazioni, per poi sottoporre il Piano alla V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica), come previsto a termini di legge.
- Riprogettare il sistema delle ferrovie provinciali, riattivando quelle inopinatamente dismesse.
- Progettare un ulteriore prolungamento della Metro 1 in entrambe le direzioni.
- Progettare la linea Metro 2 in ottica metropolitana, coinvolgendo nel Dibattito Pubblico sulle priorità realizzative (come previsto dalla legge del 2018) cittadini e Amministrazioni dei Comuni interessati, privilegiando il percorso verso San Mauro / parcheggio interscambio Pescarito / congiunzione con ferrovia TO-MI a Settimo e prosecuzione su ferrovia provinciale di Pont Canavese, abbandonando l’inutile “peduncolo” diretto verso Rebaudengo, che può essere operato agevolmente e con minor spesa mediante prolungamento sotterraneo di linee tranviarie esistenti.
- Limitare la funzione del sottopasso Grosseto al solo traffico veicolare, privilegiando per la prosecuzione urbana della Torino-Ceres, trasformata in METRO 3, il percorso Dora-Baldissera-Saint Bon-XI febbraio.
- Prevedere in tempi brevi la sostituzione totale del parco veicolare GTT con autobus elettrici a emissioni zero.
A fronte di tali richieste, Pro Natura assicura la piena disponibilità a illustrare la propria proposta, organica e completa, e a portare avanti un confronto costruttivo con le Amministrazioni, apportando la propria esperienza e competenza, anche per il tramite di esperti del settore.