La pandemia da Covid 19 non può essere considerata soltanto una parentesi dolorosa nell’esistenza di ciascuno di noi e del mondo; essa ci ha costretto a riflettere sulla necessità di cambiare il nostro stile di vita ed il sistema economico-sociale che l’Occidente ha costruito a spese dell’ambiente naturale e dei diritti di altri popoli ed esseri viventi. Le alternative ci sono: i movimenti per la pace, la giustizia sociale e l’ambiente ne parlano da molti anni ma, anche se qualche passo è stato fatto, sono ancora troppe le contraddizioni tra i proclami dei politici e gli accordi stipulati tra gli Stati negli incontri al vertice e i provvedimenti attuati (o piuttosto non attuati) di conseguenza.
La maggiore consapevolezza dovuta alla pandemia in atto può e deve essere l’occasione per rilanciare queste alternative, per passare dallo sfruttamento alla cura delle relazioni tra gli esseri umani e con la natura. Nella produzione di cibo si devono abbandonare le logiche industriali di coltivazioni ed allevamenti intensivi, sostenere i piccoli produttori, incentivare filiere corte e locali; nell’organizzazione del lavoro incrementare i servizi alla persona anziché la produzione di merci; nei consumi ridurre lo spreco ed il superfluo. Ѐ necessario salvaguardare la biodiversità ed attuare una decisa svolta verso fonti rinnovabili e sostenibili.
Gli esempi di buone pratiche non mancano, come proprio i tools analizzati dal progetto Breaktrough for Resilience dimostrano; occorre però maggiore lungimiranza e attenzione verso le future generazioni.
Un Green New Deal ben amministrato potrebbe anche correggere molte disuguaglianze economiche e sociali, ponendo finalmente le basi per un futuro equo e sostenibile per tutti.
Saremo capaci di assumerci la responsabilità di realizzare questo cambiamento?
Paola Campassi