In merito al futuro di Torino è chiaro che occorre preliminarmente farci una domanda: serve ancora la pianificazione urbanistica o è uno strumento arcaico e desueto?
La precedente Amministrazione nel luglio 2020 aveva approvato la Proposta Tecnica del Progetto Preliminare di una Variante Generale al Piano Regolatore del 1995, siglato da Gregotti e Cagnardi. Fu scelta la via di una Revisione Generale, ritenendo troppo prolungata nel tempo la via di un nuovo Piani Regolatore Generale, mentre occorrevano adeguamenti e revisioni dello strumento urbanistico che non potevano attendere tempi troppo lunghi. I criteri si basavano su una semplificazione delle destinazioni d’uso, una loro maggior flessibilità accogliendo anche gli “usi transitori”, una riduzione della capacità insediativa residenziale (dopo l’evidente calo di popolazione), un adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale, al Piano di Gestione Rischio Alluvioni e ad altri strumenti di pianificazione sovraordinati, e una revisione del meccanismo di atterraggio nelle Zone Urbane di Trasformazione dei “diritti “delle aree destinate a parco, grazie anche all’introduzione delle Zone Agricole Ecologiche prive di tali “diritti”, che mirava a riproporre la destinazione agricola nel territorio cittadino non prevista dal Piano Regolatore Generale del 1995, adeguando il Piano Regolatore Generale anche al Piano Strategico dell’Infrastruttura Verde, portato in approvazione in Consiglio Comunale, nonché al collegato Piano di Resilienza Climatica. Veniva esplicitamente assunto l’obiettivo di bloccare il consumo di suolo, anche se suscitavano diverse critiche i possibili meccanismi di “compensazione ambientale”.
La revisione del Piano. La scelta di procedere a una Revisione del Piano Regolatore Generale anziché ad una sua decisa riscrittura provocò diverse critiche da una parte del mondo ambientalista, che a suo tempo aveva già contestato l’impostazione di fondo del Piano del 1995. Nel 2020 furono inviate molte osservazioni specifiche da parte di associazioni, cittadini, ed Enti territoriali, mentre veniva avviata anche la procedura di Valutazione Ambientale Strategica con il Rapporto Preliminare di Specificazione dei contenuti, e indetta la prima Conferenza di Copianificazione.
Con la decadenza della Giunta Appendino nel 2021 e il subentro della Giunta Lorusso, non venne concluso il percorso successivo, che avrebbe dovuto portare alla seconda Conferenza di Copianificazione, e poi alla presentazione del Progetto Definitivo della Variante da portare in Consiglio Comunale, per l’iter di approvazione.
Scadono le Misure di Salvaguardia. Scaduti i termini decaddero le Misure di Salvaguardia che erano state adottate per le vaste aree agricole della Zona Nord. Solo a distanza di quasi 2 anni vennero resi noti sul Geoportale della città i verbali della prima Conferenza di Copianificazione e il Rapporto Ambientale, mentre non sono state rese note le osservazioni pervenute all’Amministrazione sulla Proposta Tecnica del Progetto Preliminare, le cui controdeduzioni avrebbero dovuto essere poi pubblicate nei primi mesi del 2021.
L’Atto di indirizzo. Con il cambio di Amministrazione Comunale, il 6 giugno 2022, la Giunta approva un Atto di Indirizzo che segna una svolta, per portare alla predisposizione di un Nuovo Piano Regolatore Generale, a cui seguono incontri ad inviti organizzati dall’Urban Lab, riservati ai “portatori d’interesi”.
Nel febbraio 2023 era stata comunicata la scelta di arrivare ad un Nuovo Piano Regolatore Generale, con il coinvolgimento della Fondazione Bloomberg nella persona di Amanda Burden, nell’intento di arrivare ad un’impostazione del nuovo Piano che valorizzasse le “eccellenze” della città: “Eventi, Verde e Sicurezza” sono alla base della strategia urbana proposta per Torino, dettagliata nel maggio 2024. Lo slogan imperante è: “Torino cambia. Il Piano va veloce”. Un ciclo di incontri pubblici si è svolto nell’ottobre 2023, ed una nuova serie di incontri è ancora in corso nelle diverse Circoscrizioni, presentata come “Voci di Quartiere”.
Serve una delibera programmatica. A oggi manca qualsiasi delibera di carattere programmatico, e non è chiaro se il lavoro di 3 anni svolto dagli uffici dell’Urbanistica per arrivare ad una Revisione Generale starà alla base del Nuovo Piano Regolatore Generale o se si ripartirà con una nuova impostazione. Per ora vi è soprattutto nei primi enunciati una forte insistenza sugli “usi transitori”, in quanto Torino (come altre città) si è trasformata culturalmente e socialmente.
Alcuni quesiti vanno posti. A questo punto ci pare importante porre all’Amministrazione comunale alcuni quesiti, molti dei quali rimandano a indirizzi politici più che ad aspetti normativi, ma dovrebbero comunque confluire nella discussione ampia su un’ipotesi di Nuovo Piano Regolatore Generale. Se davvero si parla di un nuovo Piano, e non di una Variante Generale di Revisione, ci sono alcune domande che non sono ulteriormente rinviabili.
– Trascorso quasi un anno dall’Atto di Indirizzo approvato dalla Giunta Comunale, quali tempi sono previsti per formulare una Delibera Programmatica in merito al nuovo Piano ed arrivare a un Progetto Preliminare?
– Si intende assumere alla base del nuovo Piano la Proposta Tecnica del Progetto Preliminare (PTPP), con il lavoro già svolto dagli uffici, o si intende ripartire da nuove basi? E con quale capacità insediativa?
– E’ credibile che la partecipazione possa limitarsi agli incontri finora organizzati sul territorio dall’Urban Lab, utili come generica fase di “ascolto” dei cittadini, ma privi di una reale incidenza fintanto che non saranno esplicitate le scelte strategiche di fondo da porre alla base del Nuovo Piano Regolatore Generale?
– Quale differenza vi è tra una strategia di sviluppo urbano e l’incarico per elaborare un “City Brand” come quello che dovrebbe elaborare la Fondazione Bloomberg? Quale dei due ha la priorità?
– Alla base del Piano Regolatore Generale di Gregotti e Cagnardi redatto 30 anni or sono vi era soprattutto la valorizzazione della Spina Centrale, con un massiccio sviluppo del’edilizia residenziale in una città che veniva ridimensionando il suo ruolo manifatturiero a favore del terziario e del residenziale. Ciò ha portato alla trasformazione di circa 10 milioni di metri quadrati lungo l’asse centrale, da Spina 1 a Spina 4. Da calcoli molto sommari si ipotizza che potrebbero ancora avviarsi trasformazioni di analoga entità, su alcuni nuovi assi urbani. E’ credibile avviare un processo di trasformazione di tale entità in una città ormai in evidente fase di declino demografico e industriale?
– Dalle prime enunciazioni formulate dall’Assessore all’Urbanistica vengono individuati come nuovi assi di trasformazione il tracciato delle Linea 2 della Metro, “riattualizzando” gli indirizzi della Variante 200, mai portata a compimento, e un protendimento della Spina Centrale in due diramazioni, verso Sud (Lingotto) e verso Ovest. Si intende porre questi nuovi assi alla base del nuovo Piano Regolatore Generale?
– Non sarebbe opportuno un censimento delle Zone Urbane di Trasformazione del Piano del 1995 riducendo gli indici edificatori, in particolare di quelle “trasformazioni annunciate” e mai decollate: Gondrand – Metallurgica Piemontese, Regaldi (Scalo Vanchiglia), le Officine Grandi Motori?
– Come si pensa di affrontare il tema del futuro delle vastissime aree della FIAT Mirafiori (si parla di 3 milioni di metri quadrati), rendendo anche pubblico un rendiconto-bilancio dello sviluppo inceppato delle aree in capo a TNE?
– I patrimoni del Demanio Militare (Caserme), del Demanio Statale, della Cassa Depositi e Prestiti a cui sono stati conferiti tanti immobili pubblici, nascondono la bolla immobiliare pubblica, in cui tali beni hanno creato speranze di valorizzazione rimaste al palo. Pensiamo alla Caserma di via Asti, alla Caserma Amione, al complesso Mardichi di via Bologna, alla Manifattura Tabacchi. Non è il caso di ipotizzare trasformazioni “per parti” e usi misti? Quale sarà il futuro delle caserme che circondano piazza d’Armi, di cui si ipotizzava la dismissione ai tempi delle Olimpiadi Invernali del 2006?
– Che fare del Palazzo del Lavoro e il Mercato Ortofrutticolo?
– Qual è l’entità degli alloggi sfitti (e sovente degradati)? L’Assessore Mazzoleni ha detto in un incontro pubblico che non sono 60.000, ma forse 40.000. Come effettuare un censimento credibile, e come convertirli per soddisfare il fabbisogno abitativo dei ceti più disagiati?
– Se Amanda Burden per la Fondazione Bloomberg dichiara che la specificità di Torino sta nell’essere la “città dei 4 fiumi”, insieme con il territorio collinare, come si intende tutelare e migliorare questo patrimonio ambientale, che rischia di deteriorarsi? Perché non lavorare al completamento di grandi parchi come la Pellerina col collegamento sulla Dora verso il parco agricolo di Collegno, e pensare ad un futuro per l’area delle Basse di Stura, con i suoi quasi 3 milioni di metri quadrati?
– Con quali strumenti urbanistici (e scelte politiche) operare concretamente per bloccare il consumo di suolo, “costruendo sul costruito”, incentivando il riuso delle aree, e promuovendo una riconversione credibile del patrimonio industriale dismesso?
L’elenco potrebbe continuare, ma ci limitiamo ad alcuni temi fondamentali per entrare nella discussione di un possibile nuovo Piano Regolatore Generale.
Emilio Soave