Pubblichiamo un documento redatto dall’Avv. Ezio Antonini a nome delle Associazioni ambientaliste che da anni seguono la vicenda di Mediapolis, il parco a tema previsto nel comune di Albiano, nel Canavese, consegnato il 13 giugno 2012 al Presidente della Giunta e all’Assessore alle attività produttive della Regione Piemonte e della Provincia di Torino, a integrazione della corposa istanza già depositata all’inizio dello stesso mese.
In data 1 e 4 giugno 2012 è stata protocollata una istanza delle Associazioni Ambientaliste Fondo Ambiente Italiano (FAI), Federazione Nazionale Pro Natura, Italia Nostra Onlus, Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta, WWF Piemonte e Valle d’Aosta, con la quale si chiedeva alla Regione Piemonte di accertare che la Società “Mediapolis” non aveva ottemperato all’obbligo di fornire elementi di attendibilità finanziaria, come previsto dall’Accordo di Programma, e che pertanto l’intera operazione doveva considerarsi non più procedibile.
In contemporaneità al deposito della istanza, sono state pubblicate ulteriori notizie che confermano il fondamento di quanto richiesto dalle Associazioni Ambientali, e che si desidera qui commentare brevemente, in aggiunta agli argomenti già esposti.
1. Sul quotidiano “La Stampa” in data 1 giugno 2012 è apparso un articolo dedicato al tema, con il quale si comunica, per dichiarazioni dirette dei responsabili, che gli “investitori” sono alle soglie di abbandonare il progetto e lasciare l’Italia. Il Sig. Alfredo Villa, amministratore delegato di Brainspark, la società londinese che detiene il 70% delle quote di Mediapolis (e il cui valore alla borsa di Londra continua a diminuire anche in questi giorni) ammette che “i terreni di Albiano saranno destinati a restare un immenso prato verde”.
E’ anche riportato il giudizio del Presidente della Provincia Antonio Saitta, il quale, definito nell’articolo come “anni fa uno dei maggiori sostenitori della operazione”, oggi ne riconosce l’obsolescenza dichiarando “se l’opera non è partita quando c’erano le condizioni economiche per farlo, mi chiedo come possa accadere oggi con la crisi che c’è”.
A nostro avviso, l’impresa non è riuscita non per ritardi o inefficienze dovute alle procedure regionali o imputabili alla Pubblica Amministrazione, ma in quanto si trattava di una iniziativa anacronistica e sbagliata sin dall’inizio, quanto a localizzazione come per contenuti.
In ogni caso, non ha alcun significato lamentare presunti ritardi nel rilascio dei permessi di costruire in quanto non risultano ancora completate le procedure urbanistiche (che non riguardano solo il Comune di Albiano ma anche gli altri Comuni interessati); mentre, come sottolineato nell’esposto, manca ogni piano economico e anche una qualsiasi dimostrazione della attendibilità finanziaria di Mediapolis.
2. Nei giorni successivi, è stato pubblicato dalla stampa un comunicato del Consiglio di Amministrazione di Mediapolis contenente, insieme alle solite lamentele sui ritardi delle procedure, le seguenti sconcertanti affermazioni: “Il C.d.A. di Mediapolis S.p.A. ha quindi deciso di non utilizzare né ora né mai il finanziamento di 5,5 milioni di euro del Patto Territoriale, e di restituire 1,2 milioni circa dell’acconto già incassato.
Invitiamo anche la Regione Piemonte e la Provincia di Torino a rimuovere quanto stanziato nei rispettivi bilanci per le cosiddette ‘opere pubbliche a contorno’, per complessivi circa 6 milioni.
Entrambi questi costi saranno direttamente a carico del progetto e quindi di Mediapolis S.p.a..”.
Prendendone atto, va ricordato che il progetto Mediapolis poteva considerarsi attuabile solo in quanto inserito nel Patto Territoriale del Canavese: giacchè è proprio in base a tale inserimento che il progetto ha conseguito un carattere complessivo di pubblica utilità che, secondo il Consiglio di Stato, è ciò che ha consentito di prevedere una massiccia edificazione su un’area con il massimo vincolo idrogeologico, derogabile soltanto per opere pubbliche.
Di conseguenza se Mediapolis esce dal Patto Territoriale, ridiventa una impresa privata proprietaria di un terreno qualsiasi (ipotecato) su cui non si può fare nulla, in quanto è venuto meno ogni requisito necessario di fattibilità conseguente all’inserimento nel Patto Territoriale.
Di conseguenza, l’uscita dal Patto Territoriale è una mossa che assomiglia ad un suicidio, data l’assenza di ogni diversa prospettiva. Nessuna convenzione al di fuori del Patto Territoriale potrebbe essere sottoscritta in quanto non esiste alcun piano né alcuna destinazione alternativa, specie su terreni onerati da un vincolo idrogeologico sul quale ogni opera privata è rigorosamente vietata.
In conclusione, anche le ultime notizie confermano che l’operazione Mediapolis deve considerarsi definitivamente esaurita, e chiediamo che di ciò la Regione Piemonte dia atto.