Lettera aperta alla sindaca di Torino Chiara Appendino
Per la linea Alta Velocità Torino-Lione si è giunti all’atto finale: l’approvazione dei lavori da parte del Senato.
E’ ovvio che l’opposizione continuerà ma, dal punto di vista delle procedure che rendono legale un’opera la fase di ratifica degli accordi italo-francesi del 2015 a Parigi e del 2016 a Venezia, oggetto di discussione in Senato, costituirà l’inizio ufficiale del progetto. Questo atto formalizza ora quell’approvazione che i giudici di Torino hanno spesso usato in modo improprio per sostanziare la durezza delle loro sentenze e che entro un mese rischia di divenire effettiva.
In Commissione Lavori Pubblici il senatore Marco Scibona si è impegnato con tutte le sue forze, ma purtroppo è solo: il presidente della Commissione ed i suoi colleghi hanno respinto anche la sua ultima richiesta di audizione di esperti di chiara fama. Evidenziamo il termine “esperti di chiara fama” perchè a quei livelli occorrono esperti di fama italiani di cui sia sufficiente il nome per incutere rispetto. In passato questi grandi esperti li abbiamo avuti, forse li abbiamo ancora, e sarebbe stato utile dare loro l’ultima possibilità di intervenire, prima che le decisioni divengano irreversibili.
Dobbiamo tenere presente che l’attuale prevista approvazione avviene in spregio alle più basilari leggi italiane. Il trattato del 30 gennaio 2012, l’ultimo ad essere stato ratificato e attualmente in vigore, è chiarissimo: all’art. 1 dice che per iniziare i lavori definitivi occorre un protocollo addizionale che “tenga conto” di quanto l’Unione Europea erogherà definitivamente come contributi rispetto al costo totale del tunnel di base. Un documento che ovviamente nessuno può produrre, perchè nessuno può dire cosa sarà o cosa farà l’Unione Europea nel periodo 2021-2027.
Ebbene, questa unica clausola non è stata né soppressa, né modificata, né sostituita e la ratifica avviene in spregio di essa, facendo credere agli italiani che il protocollo addizionale è un altro: quello della certificazione dei costi e delle norme antimafia.
Inoltre il disegno di ratifica “ignora” che l’Italia non si è assunta solo il 57,9% dei costi dei 12 km in territorio italiano, ma di tutti i 57 km del tunnel di base, oltre ai 3 km di accesso, e quindi che la decisione è priva di una parte enorme della copertura finanziaria.
E qui occorre tornare nell’ambito locale del Piemonte. La linea Torino-Lione è nata ed è stata sostenuta dalla classe politica di Torino, che ne è direttamente interessata e si è trascinata dietro il resto della politica e degli affari: con una metafora possiamo dire che Torino è la testa del drago.
Ma proprio a Torino è stata da poco eletta una Sindaca nel cui programma era chiaramente contenuta l’opposizione alla Torino-Lione: oggi tutto dipende dalla maggioranza che guida il Comune di Torino. Una uscita della Città dall’Osservatorio prima del dibattito parlamentare avrebbe un effetto enorme sulle decisioni da assumere. Tra i NO TAV si sta facendo strada l’impressione che Torino voglia rinviare tutto a dopo la ratifica.
Cara Sindaca, se vuole veramente intervenire deve farlo adesso, perchè farlo dopo non serve: quel gesto suonerebbe come una presa in giro per i NO TAV, che ne terranno conto nelle prossime tornate elettorali. Come è capitato, per fare un esempio, a Mercedes Bresso.
Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte
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