13 luglio 2022
Due anni e mezzo fa, il 3 febbraio 2020, Pro Natura Piemonte presentava alla Magistratura di Torino un esposto contro ignoti per il deposito illegale e fraudolento dell’equivalente di un migliaio di camion di rocce con una forte concentrazione di amianto, alla periferia del paese di Salbertrand, in Val di Susa. L’associazione chiedeva di analizzare le rocce per stabilire da quale cantiere provenivano e di sanzionare chi aveva fatto un reato ambientale così macroscopico e così pericoloso per la salute della popolazione. La vicenda di questo deposito illegale si trascinava comunque già da un decennio.
Dopo la campagna stampa del 2019 e le pressioni del movimento No Tav e dell’Amministrazione comunale di Salbertrand, e soprattutto la necessità di sgomberare l’area per impiantarvi uno dei cantieri della Torino Lione, il deposito, tra il 2020 ed il 2021, è stato finalmente portato via, ma la vicenda non è ancora chiusa.
Sia l’esposto di Pro Natura del 2020, sia quello di un anno e mezzo dopo, del luglio 2021, che denunciava la presenza di un secondo cumulo di rocce amiantifere nei pressi del primo, sono rimasti senza esito; i fascicoli sono stati assegnati, ma non risulta che le indagini siano arrivate ad alcun altro risultato, se non la convocazione per sentire le argomentazioni di chi tale esposto ha inviato, cioè il presidente e il segretario di Pro Natura Piemonte.
Ci si augura sempre che le indagini siano veloci, ma in campo ambientale la chiusura di un’indagine in tempi ragionevoli costituisce anche una forma di tutela della salute pubblica.
In questo caso abbiamo dovuto rilevare che Regione Piemonte ed Arpa Piemonte, hanno dato l’impressione di non riuscire a seguire i lavori in quanto, in occasione del secondo enorme cumulo oggetto del secondo esposto di Pro Natura Piemonte, per sei mesi hanno negato la sua esistenza attribuendo i lavori in corso a variazioni di quantità del primo cumulo.
Per tutto questo Pro Natura Piemonte sollecita una rapida conclusione delle indagini ed una piena luce su tutta la vicenda, ricordando che alla relazione conclusiva presentata per conto della Itinera, che ha eseguito il lavoro perché il deposito di ignoti è avvenuto nella sua area, manca l’indicazione della destinazione delle rocce di amianto e la copia dei documenti di trasporto che, invece, sono ampiamente forniti per lo smaltimento degli inerti ordinari che si trovavano accanto ad esse.
Quanto è avvenuto e sta ancora avvenendo toglie ogni fiducia nelle garanzie promesse dalle Istituzioni di seguire da vicino gli immensi lavori di escavazione della Torino Lione e di proteggere la salute della popolazione dai pericoli derivanti dall’estrazione di amianto e di rocce contenenti uranio.
Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte