TAV Torino-Lione – Considerazioni in merito alla lettera del Ministro Del Rio

La lettera del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che respinge ogni ipotesi di discussione con i Sindaci coinvolti nel progetto della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione, merita un commento.
Il Ministro, ammesso che la lettera sia stata redatta da lui, contrappone le "opinioni" di cui i sindaci sarebbero i portatori alle "decisioni" dell’Unione Europea e del Governo. Però il Ministro, o chi per lui, si mostra assolutamente disinformato: le "decisioni" dell’Unione Europea, nel senso tecnico della parola, che riguardano specificatamente la Torino-Lione, sono solo i due finanziamenti concessi dalla stessa Unione Europea su richiesta congiunta di Italia e Francia.
L’Unione Europea ha dichiarato, anche direttamente, che non può esimersi dall’accogliere le richieste congiunte di contributo presentate dai Governi di due Stati fondatori, pur riducendole pesantemente, dato che nel totale dell’investimento, che comprende anche le spese a totale carico nazionale, sono i due Stati che ci mettono la maggior parte dei soldi e pertanto devono vigilare.
Per quanto riguarda invece le "decisioni" del Governo, si fa notare che in materia di accordi internazionali tali "decisioni", per essere valide, devono avere la ratifica di almeno un ramo del Parlamento. Al momento non è ancora stato ratificato alcun inizio dei lavori e siamo sempre allo stadio di "studi e progetti". Può darsi che tra 12 mesi si abbia una nuova ratifica, ma nessuno è autorizzato a anticiparne l’esito.
Infine, in merito alle tesi dei Sindaci e delle Amministrazioni territoriali che sarebbero solo delle "opinioni", si sottolinea che sono invece reali i dati di traffico merci transalpino certificati da organi  internazionali: al posto delle "previsioni" di LTF del 2004, alla base del progetto, che ipotizzavano sin dall’inizio una crescita + + si è invece registrato sinora, e per 12 anni consecutivi, il segno – -.
Il Ministro può ignorare tutto, ma se ne assume la responsabilità storica che è prevedibile emerga subito.
Mario Cavargna, presidente

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