Caselle Open Mall: un progetto senza senso

Da anni Pro Natura Torino e ATA (Associazione Tutela Ambiente), entrambe aderenti a Pro Natura Piemonte e alla Federazione nazionale Pro Natura, si oppongono unitamente a poche altre forze sociali e ad alcuni privati a un progetto di enorme Centro commerciale denominato COM (Caselle Open Mall) che minaccia il territorio compreso fra Caselle torinese e l’aeroporto Sandro Pertini. Sull’argomento pubblichiamo un articolo di Alessandra Melucci, componente dell’ATA.

Che il COM sia un’opera ingiustificabile sotto molti aspetti, ci sembra lampante e molto semplice da spiegare. Se la vostra casa andasse a fuoco, ci buttereste sopra benzina?

Questa è la prima riflessione da condividere. In un tempo in cui gli squilibri ecologici del Pianeta ci fanno toccare con mano le loro tragiche conseguenze e il mondo scende in piazza per chiedere ai governi di dichiarare l’emergenza climatica, riteniamo assolutamente obsoleto credere che investire in opere come il COM possa portare benefici al presente e al futuro. Questo del resto è ciò che ci dice la scienza che negli ultimi anni ha riconosciuto il ruolo delle componenti naturali nella regolazione degli equilibri terrestri. In primis il suolo che con la sua complessa rete di organismi è un apparato essenziale per la regolazione dei gas serra in atmosfera e svolge un ruolo fondamentale per il mantenimento di temperature stabili. La perdita di 300.000 metri quadrati di suolo vivo, fertile e di vegetazione diversificata attivi a svolgere loro preziosa funzione ecologica su cui sorgerà il COM, andrà sicuramente ad alimentare l’incendio in corso e non potrà mai essere compensata dagli accorgimenti “green” previsti nel progetto quali alberature e tetti verdi.

Un altro “barile di benzina” è rappresentato dall’afflusso di traffico previsto. Si parla di 5.300.000 persone che potrebbero spostarsi per raggiungere il sito in un raggio di percorrenza di un’ora e mezza e di 2.000.000 in un raggio di percorrenza di mezz’ora. E le previsioni si allargano anche al traffico aereo che potrebbe portare, attraverso la promozione di voli a prezzo ridotto, turisti da tutta Europa richiamati dal primo Centro Commerciale con marchio “National Geographic” (nota rivista statunitense) in Europa. Ci sono 5.000 metri quadrati dedicati ad attività interattive ispirate alle esplorazioni naturalistiche e scientifiche rivolte ai bambini. Senza screditare l’utilità di questi elementi culturali ed educativi, ci chiediamo il valore di incentivare forme di fruizione educative virtuali quando l’esplorazione del mondo reale e il contatto con la natura sono sempre più riconosciuti come aspetti fondamentali per un sano sviluppo delle giovani generazioni.

Oltre alle implicazioni ambientali e culturali ci sono i danni alla salute. Il traffico automobilistico rappresenta la fonte più pericolosa di inquinanti e favorisce molte patologie come riconosciuto dalle stime più recenti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA). Torino è attualmente la città più inquinata dell’intera Europa e se il COM vuole “Trasportare la bella Torino a Caselle”, come recita uno degli slogan del progetto, significa inevitabilmente trasportare anche traffico e inquinamento, abbassando la qualità della vita e della salute degli abitanti.

L’elenco dei “barili” gettati sulla nostra casa in fiamme potrebbe continuare  se si pensa all’inquinamento luminoso, acustico, al trasporto delle merci, alla produzione dei rifiuti e al loro smaltimento legati al COM.
Ma l’impatto ambientale di una tale opera non pare essere argomento di grande pregnanza. Ne è prova il fatto che il progetto non sia stato sottoposto alla fase di valutazione di impatto ambientale, decisione che ha mosso la Federazione nazionale Pro Natura a fare un ricorso al TAR nel 2016.
Né paiono aver mobilitato le persone le conseguenze economiche che l’opera avrà sul territorio. La promessa di 2.500 posti di lavoro è stata la principale chiave di accesso al consenso popolare per la realizzazione del COM, ma questa cifra non tiene conto dell’impatto sui piccoli esercizi commerciali. Ricerche a scala nazionale hanno dimostrato che per ogni posto di lavoro “guadagnato” nei grandi centri si perdono 6 posti di lavoro nelle attività commerciali minori. Vanno inoltre messi in conto gli elevati costi degli affitti per spazi commerciali con contratti senza tutela e le condizioni mediamente precarie e mal retribuite  per i lavoratori. La concorrenza con le analoghe realtà dell’area metropolitana Torinese (Le Gru a Grugliasco e il Settimo Cielo Ratail Park di Settimo Torinese) è un altro fattore da considerare, senza pensare che in un futuro molto vicino ci sarà la necessità di un nuovo progetto di “Centro più grande d’Italia o di Europa”, perché su questo affare si fonda Aedes SIIQ, la società che investe nel COM che “ha come obiettivo la creazione e il mantenimento nel medio-lungo periodo di un portafoglio immobiliare a reddito con destinazione commerciale, prevalentemente retail e office (…). Aedes SIIQ sta costruendo il suo futuro (…) realizzando una nuova generazione di shopping and leisure centres attraverso la sua pipeline di development, con un limitato ricorso sia all’indebitamento sia alle assunzioni di rischi finanziari”, come si legge sul loro sito.

Tutto questo ci sembra non abbia cognizione dell’inversione di rotta in atto. L’ambiente non è più ambito esclusivo di esperti e ambientalisti ma sta diventando un’acquisizione di coscienza trasversale che investe non solo nuovi modi di progettare, ma anche nuovi modi di concepire il valore del territorio. Gli ettari di suolo diventano preziosi al di là di ciò che ci si può costruire sopra. E’ il verde delle campagne, con le sue preziosissime funzioni ecologiche che ora penetra nelle città e non più l’onda del cemento ad espandersi verso le periferie rovinando paesaggi e compromettendo ecosistemi. Questi i concetti di una nuova urbanistica illuminata, ragionevole e che agisce con cognizione come illustra l’urbanista Rosario Pavia nel suo libro Tra suolo e clima. La terra come infrastruttura ambientale.
Persino le nuove tendenze nella vendita stanno cambiando. Non più centri abitati che si svuotano dalle botteghe e dai piccoli esercizi commerciali per convogliare traffico, merci e consumatori nei grandi Centri dell’acquisto, ma il riutilizzo di spazi degradati o abbandonati all’interno dei centri urbani per fare rinascere questi spazi di aggregazione sociale, cultura e storia, come dimostra la nuova strategia di Ikea, che sta insediando i suoi punti vendita nei centri storici.

La scelta di opere come il COM tocca quindi una sfera etica che ha che fare con il futuro di tutti. Richiama alla scelta di come vogliamo partecipare alla crisi del pianeta e quindi di come vogliamo il nostro territorio e la sua identità, come vogliamo viverlo, che tipo di turismo vogliamo attirare e per cosa desideriamo essere ammirati. Cosa vogliamo che sia la nostra ricchezza e come vogliamo produrla, valutando quali canali di mercato alimentiamo attraverso questa scelta. Dal nostro punto di vista un vero investimento nel territorio in questione dovrebbe valorizzare e sostenere le molte realtà economiche, culturali, sociale esistenti e creare posti di lavoro diffusi che facciano crescere giovani competenti del valore della propria terra per poterlo tramandare alle generazioni future che la dovranno custodire.
Aiutateci a fermare la realizzazione di questo progetto firmando la petizione: www.change.org/p/blocchiamo-la-costruzione-del-centro-commerciale-caselle-open-mall-alle-porte-di-torino
Per informazioni sul progetto:
https://www.ata-web.it/caselle-open-mall/

Alessandra Melucci

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