TAV Torino-Lione: risposte non esaustive da LTF

IN UNA DIFFIDA E NELLE OSSERVAZIONI DEGLI AMBIENTALISTI

SI DENUNCIA CHE LTF NON HA RISPOSTO ALLE RICHIESTE DI INTEGRAZIONE

“IL PROGETTO PRELIMINARE DEVE ESSERE RIPUBBLICATO IN V.I.A”

 

Le associazioni ambientaliste Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente e WWF Italia l’hanno chiarito sin dal 10 marzo scorso, inviando una diffida al Ministero dell’ambiente (allegata) in cui lo si invitava formalmente alla ripubblicazione ai fini della Valutazione di impatto ambientale della tratta internazionale Torino-Lione: LTF SaS ha risposto alla richiesta di integrazioni avanzata dallo stesso Ministero e dalla Regione Piemonte su aspetti fondamentali quali i siti di destinazione e il trasporto via ferrovia di 8 milioni di metri cubi di materiale non riutilizzato, presentando non più di 50 vaghe e lacunose paginette in cui non c’è un’indicazione certa sul fatto che lo smarino possa essere trasportato su ferro o anche che il nuovo svincolo dell’A32 a Chiomonte sia realizzabile.

 

Gli ambientalisti, che il 24 marzo hanno inviato nei termini le proprie Osservazioni nell’ambito della procedura di VIA (vedere allegati) che completano e rilanciano i contenuti  della diffida,  sostengono che in alcun modo le integrazioni prodotte da LTF possono essere considerate allo stadio di progettazione preliminare e che quindi debbano essere rimandati al mittente per una nuova pubblicazione, facendo notare che: “Il Ministero dell’Ambiente e la Regione Piemonte non avrebbero bisogno della nostra sollecitazione per capire che le richieste fatte a LTF SaS sono completamente insoddisfatte. In questa maniera, tra l’altro, non si ha alcuna risposta alle preoccupazioni degli enti locali (in primis Chiomonte e Venaus), nonostante le improvvide e propagandistiche rassicurazioni del presidente dell’Osservatorio, Mario Virano”.

 

Le associazioni ambientaliste, affiancate nelle loro valutazioni tecniche da un gruppo di lavoro permanente di una dozzina di tecnici esperti locali in ingegneria ferroviaria, geologia ed idrogeologia, inquinamento acustico ed atmosferico, scienze naturali, agrarie e forestali, urbanistica, paesaggio e archeologia, osservano con riguardo a:

 

il nuovo svincolo dell’A32 a Chiomonte – l’opera è descritta troppo approssimativamente e presenta tra la fase di cantiere e la fase definitiva manifeste incompatibilità geometriche, altimetriche e strutturali;

 

il trasporto dello smarino per ferrovia – non viene chiarita quale sia la soluzione prescelta per l’area di carico a Susa, né vengono risolte le problematiche legate alla stabilità dei versanti e alle interferenze con la viabilità locale e con il reticolo idrico superficiale, nonché quelle relative alla protezione dalle esondazioni del fiume Dora Riparia, ammettendo nel contempo che, nel periodo di picco dei traffici ferroviari, lo scarico delle terre sarà “molto critico”;

 

destinazione del materiale di scavo non riutilizzabile – non si chiarisce quale sia la destinazione dei circa 8 milioni di metri cubi di materiale in esubero, posto che le cave di Montanaro (con potenzialità di 4 milioni di metri cubi), Caprie (con potenzialità oscillante tra 260 mila e 2 milioni di metri cubi) e Sant’Ambrogio (60 mila metri cubi) non sono sufficienti e quindi si dovrà ricorrere ai siti di discarica di Cantalupo e di Carriere du Paradis, raggiungibili solo con la movimentazione di migliaia di automezzi o con nastri trasportatori/teleferiche.

 

Ma non sono solo quelle appena descritte le richieste di integrazioni non soddisfatte. Nelle loro Osservazioni, spedite il 24 marzo, le associazioni ambientaliste segnalano almeno 20 richieste di integrazioni del progetto preliminare presentate dalla Regione Piemonte e dal Ministero non soddisfatte su argomenti quali la geologia, l’idrogeologia, l’amianto, la radiazioni non ionizzanti, la radioattività ambientale e radon, le emissioni in atmosfera di ossidi di azoto e particolato, il rumore: “visto che si tratta di un progetto per un’opera dal valore complessivo di circa 20 miliardi di euro, 12 dei quali a carico dell’Italia, è davvero scandaloso che si proceda con questa approssimazione”, commentano gli ambientalisti.

 

Riferimenti: cell. 3298315710

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