Un modo per trovare i soldi per ricostruire il viadotto di Genova

Recenti notizie di stampa sottolineano che, a 40 giorni dal crollo del viadotto autostradale di Genova, il decreto che deve intervenire sulle sofferenze umane ed economiche della città non possa essere approvato per mancanza di copertura finanziaria. Questo ci spinge a ricordare al governo Conte ed ai viceministri Di Maio e Salvini che, in una situazione assai meno drammatica di questa, nel giugno 2013 il governo Letta, con il ministro delle Infrastrutture Lupi, prelevò 524 milioni dai fondi inutilizzati a disposizione della Torino-Lione.

Le disponibilità attuali sarebbero ancora maggiori; ricordiamo, per chi ne abbia perduto memoria, che il nostro comunicato del 25 gennaio 2016, mai smentito, calcolava che i fondi della Torino-Lione non utilizzati negli anni precedenti, e quindi scaduti, ammontavano a quel momento a 700 milioni.

La delibera del CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio 2018 le aggiorna in una tabella da cui risulta che quelle del periodo 2013/2018 sono 865 milioni, a cui si aggiungeranno altri 244 milioni del prossimo esercizio finanziario 2019. In totale si tratta di 1.100 milioni di euro disponibili a fronte degli scarsi lavori in corso e con l’alibi di una analisi costi e benefici che potrebbe annullare tutto.

Perché far aspettare Genova? E, se si proseguirà per la vecchia strada, quante altre cose vitali dovranno essere sacrificate?

Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte

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