Rinunciare al TAV non significa pagare penali

Rinunciare al TAV non significa pagare penali

 

Se anche si rinunciasse a costruire il TAV non ci sarebbero penali di alcun genere, al contrario di quanto ha dichiarato il Ministro Maroni: gli esperti di diritto internazionale francesi che nel 2003 hanno esaminato il Trattato di Torino del 2001 per l’audit al parlamento commissionato dal governo hanno sentenziato che il Trattato italo-francese dice, al primo articolo, che la nuova linea “dovrà entrare in servizio alla data di saturazione delle opere esistenti”; questo significa che se non c’è prospettiva di saturazione non c’è impegno e quindi nessuna sanzione per chi abbandona.

Da allora la saturazione dei valichi alpini italo francesi è svanita a causa dell’inversione di tendenza e della diminuzione dei traffici merci sia stradali che ferroviari. Vi sono quindi tutti i presupposti almeno per una moratoria quinquennale come quella decretata dall’Austria nel 2010 per il tunnel del Brennero.

 

Inoltre tutti i finanziamenti di Italia e Francia (poco più di 300 milioni ognuno, più contributo UE per studi e progetti per quasi 100 milioni ad oggi) sono andati per lavori fatti in Francia, a cui l’Italia ha contribuito al 50%. Ma soprattutto sono stati dirottati a favore della Francia i 112 milioni stanziati nel 2006 per il tunnel di Venaus che ora, invece di essere a disposizione per il progetto del 2011, hanno dovuto essere rifinanziati. L’Italia potrebbe chiedere il recupero di questa somma che è stata spesa per errori di progettazione e di conduzione dei lavori francesi che hanno ecceduto i preventivi concordati.

 

 

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