Le Associazioni riunite nel coordinamento Noi nelle Alpi” contrarie al progetto di collegamento funiviario tra la Val d’Ayas e la Valtournanche

In merito al progetto di collegamento funiviario tra la Val d’Ayas e la Valtournenche attraverso il Vallone delle Cime Bianche, le Associazioni ambientaliste AGRAP; CAI Piemonte; CITAM/PV; Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta; Le Ciaspole; Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Mountain Wilderness Piemonte e Valle d’Aosta; Pro Natura Piemonte; WWF Piemonte e Valle d’Aosta; Giovane Montagna sezione di Pinerolo, riunite nel tavolo “Noi nelle Alpi”, esprimono la più ferma contrarietà al progetto, che distruggerebbe l’ultimo lembo non compromesso del versante sud del Monte Rosa.
Lo studio di fattibilità deve ancora essere reso pubblico, ma riteniamo che quanto già si conosce sia sufficiente ad esprimere una posizione nettamente critica. Una funivia ad elevata portata, divisa in due tratte, dovrebbe trasportare centinaia di sciatori fino al Colle Superiore delle Cime Bianche, attraverso il vallone di Courthod.
Non ci convince la tesi secondo la quale la tipologia impiantistica scelta permetterebbe di contenere l’impatto ambientale perché richiederebbe un numero ridotto di piloni. Qualunque intervento pesante in un’area incontaminata la compromette irrimediabilmente. La portata oraria ipotizzata, poi, presuppone una robusta infrastrutturazione di tutta l’area a valle dell’impianto, con la necessaria costruzione di parcheggi, aree per l’accoglienza dei turisti, ecc. L’intera zona di Saint Jacques in comune di Ayas sarebbe oggetto di interventi tutt’altro che trascurabili. E tutto questo in nome di una tipologia di sviluppo turistico invernale (la monocultura dello sci alpino) che già da anni mostra la corda sull’intero arco alpino, e in Valle d’Aosta in particolare.
Lo dimostrano le croniche difficoltà in cui versano le società funiviarie valdostane, che devono periodicamente cambiare assetto, accorpandosi tra loro per sopravvivere, o ricorrere al generoso aiuto della Regione. E nelle settimane scorse proprio Monterosa Ski, una delle due società interessate al progetto, ha dovuto essere sovvenzionata per ripianare il cospicuo debito accumulato (circa due milioni e mezzo di euro) e avere fondi a disposizione per l’onerosa gestione degli impianti esistenti.
Noi siamo convinti che la montagna debba vivere e anche modernizzarsi e che per lo sci alpino siano sufficienti gli impianti attualmente esistenti. Ma crediamo che esistano altre vie per lo sviluppo futuro delle terre alte: vie che passano attraverso la valorizzazione del territorio nelle sue specificità naturalistiche, storiche, geologiche… Il turismo deve offrire la bellezza della montagna senza snaturarla, ampliando la propria offerta di attività dolci, sia invernali (ciaspole, sci di fondo, sci alpinismo) che estive (escursionismo, alpinismo, ma anche semplici passeggiate per tutti), ed essere in grado di far apprezzare anche la storia dei luoghi che si visitano.
Su questa base vogliamo lavorare, nei prossimi mesi, ad un progetto alternativo per lo sviluppo della val d’Ayas. Lo vogliamo costruire e condividere con chiunque, come noi, ha a cuore la sorte di una delle ultime valli intonse ai piedi del Monte Rosa.

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