Facciamo il punto sui finanziamenti della Torino-Lione

Il 31 dicembre 2015 è una data importante per fare qualche consuntivo della Torino Lione perché è la data in cui è scaduta la proroga di due anni del programma 2007-2013 che, anche per le opere in corso, riguardava solo indagini geognostiche, studi e progetti.
Il programma originario siglato con l’Unione Europea il 5 dicembre 2008 prevedeva spese per 2.091 milioni ed un contributo dell’Unione Europea di 671 milioni. Approssimando all’ipotesi massima i costi sostenuti da LTF/Telt nel 2015, per cui non si ha ancora il bilancio, le spese totali sono state solo 550 milioni in 9 anni, cosa che ha comportato la perdita di due terzi del contributo europeo, nonostante la generosa proroga. In qualsiasi altro caso questo risultato fallimentare avrebbe indotto ad abbandonare il progetto.

Sempre in tema di inaffidabilità, va segnalato anche che il solenne impegno preso in Prefettura dal commissario per il governo, Mario Virano, ai primi di gennaio 2013, secondo cui il tunnel della Maddalena sarebbe stato terminato entro il 31.12.2015 si è rivelata una altra affermazione assolutamente infondata, come noi avevamo sin da allora predetto. Alla fine del 2015 risultavano scavati nella nuda roccia solo 4.200 metri della galleria geognostica, e cioè il 55% della lunghezza prevista.

A fronte di questa inaffidabilità è assolutamente inconcepibile che il Governo continui a mantenere impegnati 700 milioni che non sono stati spesi e non sarebbero neppure intaccati perlomeno per i prossimi due anni, sempre che non si verifichino ulteriori problemi o quella rinuncia al progetto che noi continuiamo fortemente a chiedere.

La decisione del CIPE del 20 febbraio 2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 agosto 2015, a pag. 1 conferma che esisteva uno stanziamento di 680 milioni per il 2015 e di 150 milioni all’anno per i 15 anni successivi, secondo quanto deciso dal governo Monti a fine 2012.

Anche se non sono ancora disponibili i consuntivi di LTF/Telt per il 2015, la spesa massima inserita nel cronoprogramma per l’anno appena passato, dedotta di quanto riguarda il cantiere di Susa, che non è stato iniziato, corrisponde ad una quota italiana di 40 milioni. Si rendono quindi disponibili 640 milioni, che non è il caso di riportare visto che quanto già stanziato per il 2016 e per il 2017 è largamente superiore ai costi addebitabili per l’Italia. E’ quindi più che giusto chiedere che i 640 milioni non utilizzati per il 2015 più i 60 non utilizzati nel 2014, cioè 700 milioni in totale, siano restituiti alle necessità degli italiani, da cui son stati prelevati.

Mario Cavargna, presidente Pro Natura Piemonte

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